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Fallimento SFX, la provocazione di Deadmau5

Il produttore canadese offre 14 milioni di dollari, a fronte degli oltre 300 di debiti, per rilevare ciò che rimane del colosso americano. Polemica su Twitter.

Antonio Gargano Autore:

Pubblicato: | Aggiornato:

Deadmau5 SFX

Chi è causa del suo mal pianga se stesso, direbbe qualcuno. È da questo punto, purtroppo cinico, che si parte per decifrare l'invettiva di Deadmau5 nei confronti della SFX Entertainment. Il colosso aziendale americano, organizzatore di festival come Tomorrowland e titolare di marchi come Beatport, ha presentato un'istanza di fallimento nei giorni scorsi, dopo aver dichiarato un buco finanziario di oltre 300 milioni di dollari.

Il produttore canadese, ovviamente, non ha perso tempo e ha fatto sentire la sua voce su Twitter, riprendendo un estratto di Forbes. Il noto magazine di ambito economico, infatti, si è soffermato sulla vicenda, interpellando Robert Sillerman circa l'errata gestione imprenditoriale che ha causato il debito in soli tre anni d'attività. La provocazione di Deadmau5 è riassunta in un'offerta economica per rilevare "ciò che resta" dell'azienda statunitense. Offerta che, ovviamente, va nettamente al ribasso: 14 milioni di dollari, un'inezia in confronto al disavanzo creato dal 2012 ad oggi.

Chiaramente, l'acquisto della SFX non è nelle intenzioni di Joel Zimmerman, che punta l'attenzione sulle capacità dell'imprenditore. D'altra parte, c'è in ballo anche un numero di aziende sottostanti che, già in queste condizioni, rischiano di ridimensionarsi in brevissimo tempo. È il caso di TomorrowWorld, ancora in forse per l'edizione 2016, ma è anche il caso di tutti gli altri festival che nel 2017 potranno rivedere le proprie priorità, magari sotto un'organizzazione di eventi diversa da quella ormai fallita.

Deadmau5 SFX
Deadmau5 contro SFX, era davvero necessario?

Il caso, come al solito, pone al centro la figura di Deadmau5: la polemica sulla SFX è giusta? Non serve necessariamente un sì o un no, ma basti pensare all'etica e alla passione. La domanda diventa: è giusto condannare un magnate che non ha saputo gestire il mercato della musica elettronica, o sarebbe più appropriato sostenere gli appassionati che rischiano di non assistere ai prossimi eventi internazionali? Anche stavolta, gli strascichi sono dietro l'angolo.

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