Concerti

Primo Maggio, un concerto per l'Italia

Ieri al Concerto del Primo Maggio è andato in scena un sentito omaggio all'Italia, con tanta musica, poca satira e qualche polemica.

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Ieri, come sappiamo, è andato in scena in tradizionale Concerto del Primo Maggio organizzato dai sindacati per celebrare la Festa del Lavoro. Il tradizionale appuntamento musicale di quest'anno non poteva non essere incentrato sull'Italia e sul suo 150esimo, in una Roma divisa fra sacro e profano - come qualcuno ha scritto - per la presenza dei milioni di pellegrini giunti nella Capitale per assistere alla beatificazione di papa Wojtyla.

Al Concertone, però, si è parlato di attualità, (poca) politica e storia, il tutto condito da tanta, tantissima musica. E la folla oceanica accorsa in Piazza San Giovanni non ha deluso le aspettative, nonostante le previsioni meteo non fossero delle migliori.

Il compito di aprire le danze, nel vero senso della parola, è toccato a Eugenio Finardi, con il suo inno nazionale rivisto in chiaver rock/taranta che ha scaldato il pubblico prima dell'entrata del carismatico Neri Marcoré, in veste di presentatore. Presentatore che, complice la "museruola" della par condicio, non avrebbe dovuto fare satira.
Marcorè il suo "collega" Luca Barbarossa, però, sono riusciti ad aggirare i vincoli duettando insieme nella parodia di Felicità di Al Bano e Romina, ribattezzata per l'occasione in Immunità. E i riferimenti al Presidente Berlusconi non erano nemmeno troppo velati, come si conviene alla satira: "senti che bello che è varare una legge che è solo per me", hanno cantato i due.
Per pareggiare in conti, poi, Marcorè si è esibito nei panni di Antonio Di Pietro.

La seconda parte del concerto ha poi visto l'esibizione degli artisti più attesi, dai Subsonica a Daniele Silvestri, da Caparezza ai Modena City Ramblers. Il maestro Ennio Morricone ha poi interpretato il suo brano inedito composto per il nostro paese, battezzato Elegia per l'Italia. E ancora si sono susseguiti sul palco Gino Paoli, la Bandabardò e molti altri musicisti, fino all'attesa esibizione del duo di pezzi da novanta Dalla-De Gregori.

Non poteva mancare qualche polemica, legata alla liberatoria fatta firmare agli artisti perché quest'ultimi si impegnassero a non influenzare il pubblico sulle prossime elezioni e sul referendum del 12 giugno. La RAI ha affermato che si trattava di normale prassi, anche se il Comitato organizzatore ha definito la questione come "Un fatto inaccettabile che si aggiunge alla truffa in atto per scippare i referendum agli italiani".

Ad ogni modo gli artisti hanno comunque fatto sentire la propria voce, sopratutto per quanto riguarda il nucleare: oltre alle magliette indossate da Barbarossa e i Radiodervish, infatti, Greenpeace ha aperto in piazza un mega striscione da 120 metri quadri, in cui si inneggiava proprio alla campagna anti nucleare.

Ma la vera protagonista di ieri è stata l'Italia, con i suoi lavoratori precari, i giovani disoccupati e i cittadini che ricordano le loro radici e le lotte sindacali per acquistare un minimo di dignità sul lavoro. E che, nonostante tutto, hanno trovato la forza e la voglia di festeggiare.

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