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È morto Gil Scott-Heron, padre del rap

È morto a New York Gil Scott-Heron, definito da tutti come il padre del rap. Gil Scott-Heron aveva 62 anni e in passato aveva avuto problemi di droga e alcol.

Andrea Sala Autore:

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È morto Gil Scott-Heron, quello che tutti definiscono come il padre del rap. Il musicista nero, infatti, fu il primo negli anni '60 ad utilizzare per i suoi pezzi la "spoken word", ossia a sdoganare il parlato come musica a tutti gli effetti.

Gil Scott-Heron si è spento a New York, aveva 62 anni e nel 2008 aveva rivelato di aver contratto il virus dell'HIV: in precedenza, infatti, Scott-Heron era stato anche imprigionato per reati legati a droga e alcol, sostanze di cui è stato dipendente.

La sua musica, però, non ne ha risentito. Nato il 1 aprile 1949 nel Tennessee si trasferì poi nel Bronx, dove si fece un nome come musicista e poeta. La sua arte ha sempre sostenuto la questione dei neri d'America, come ci ricorda l'iconica The revolution will not be televised (La rivoluzione non passerà in Tv). Il brano resterà uno dei suoi successi più grandi, assieme a The Bottle del 1978.

Gil Scott-Heron rifiutò sempre la denominazione di padre del rap, anche se la somiglianza fra le sue performance e la musica di strada è paecchia. Lui preferiva chiamare il suo stile "Bluesology", quel mix di versi parlati accompagnati da percussioni minimaliste che ricordano l'Africa. Altri nomi della sua musica, come lui stesso la definì, erano "black american music" o "black music".

Dopo uno stop di 13 anni per sistemare i problemi di droga e alcol già citati, Gil Scott-Heron ha dato alle stampe nel 2010 un nuovo album di inediti, intitolato "I'm new here".

Nonostante il rifiuto dell'appellativo di padre del rap, la morte di Scott-Heron è stata particolarmente sentita nell'ambiente rap e hip statunitense. Tutte le più grandi star hanno tributato il loro omaggio al musicista scomparso: da Eminem a Snoop Dogg, da Puf Daddy ai Beastie Boys tutti hanno salutato il vecchio pioniere. Particolarmente toccanti le poche parole di Chuck D, fondatore dei Public Enemy: "Se facciamo quel che facciamo è grazie a lui".

Prima, nel 1993, lo stesso Gil Scott-Heron scriveva nel pezzo Message to the messengers: "Giovani rappers, un altro consiglio prima che mi tolga dalla vostra strada: apprezzo il rispetto che mi tributate e quello che avete da dire". 
Un verso premonitore che, tuttavia, esortava le nuove leve a continuare sulla loro strada. Perché la rivoluzione non si vedrà mai in Tv.

 

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