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Music Beta by Google, come funziona

Come tutti si aspettavano ieri Google ha presentato il suo nuovo servizio musicale Beta Music by Google. Ecco tutti i dettagli e gli ostracismi delle major.

Andrea Sala Autore:

Pubblicato: | Aggiornato:

Google, come era stato anticipato, ha presentato ieri il suo nuovo servizio musicale, servizio che probabilmente necessiterà di accordi futuri con l'industria discografica per raggiungere il suo pieno potenziale.

Battezzato "Music Beta by Google", la novità permette agli utenti di memorizzare i loro brani in remoto e accedervi da qualsiasi dispositivo compatibile, compresi telefoni cellulari, tablet PC e computer.
Ad oggi, quindi, Google non offre download di musica o canzoni in vendita e permette solo l'ascolto della la musica che gli utenti hanno fisicamente caricato online. Il servizio sarà disponibile solo su invito a partire da questa settimana e resterà gratuito durante tutta la fase di test.

Google ha annunciato la novità in occasione della conferenza annuale per sviluppatori Google I/O di San Francisco. L'azienda non ha detto se, o quanto, intende far pagare per Beta Music.
L'annuncio arriva poche settimane dopo quello di Amazon, che ha lanciato un prodotto simile, chiamato Cloud Player, che permette agli utenti di memorizzare la propria musica in remoto e ascoltarla in streaming sul proprio computer o smartphone Android.

Come il servizio di Amazon, Beta Music è disponibile solo in USA in questa prima fase di lancio. Anche Apple sarebbe al lavoro su un servizio simile, rivelano delle indiscrezioni.

Un grosso ostacolo per queste iniziative è sempre stato trovare un punto d'incontro con le maggiori etichette discografiche. Google non ha menzionato alcun accordo, anche se l'azienda è stata in trattativa con le major discografiche per i contratti di licenza.
La Recording Industry Association of America, EMI e Sony Music hanno rifiutato di commentare. Nemmeno Warner Music e Universal Music, indicate come le più difficili da convincere, hanno espresso il loro parere.

Google ha detto che gli utenti potranno caricare fino a 20mila canzoni sul "cloud" - termine tecnico per indicare la memorizzazione di dati su server remoti, dati a cui si può accedere attraverso una connessione internet.

Tra i servizi che Beta Music non offre c'è la "de-duplicazione", che permetterebbere agli utenti di evitare l'upload di un brano se questo risiede già sul cloud. Con la de-duplicazione, più utenti potrebbe ascoltare musica in streaming da un singolo file e gli utenti con collezioni musicali di grandi dimensioni potrebbero risparmiare un parecchio tempo necessario per l'upload, ad esempio, di migliaia di canzoni.

"Ma è qui che Google e Amazon sono esitanti," ha detto Julie Samuels, avvocato per la Electronic Frontier Foundation. "Google sembra credere di aver bisogno di una licenza ...di de-duplicazione".

Questo, ha detto l'avvocato, è un "perfetto esempio" che dimostra come la legge sul copyright sia antiquata. Il servizio musicale di Google, così com'è, "non è così innovativo come potrebbe, perché Google si sente le mani legate".

 

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