Nuove Uscite

Per Nesli Andrà tutto bene: “Il racconto della mia vita in un libro”

Doppio appuntamento per Nesli, che pubblica la sua prima live edition e il romanzo autobiografico Andrà tutto bene. Leggi cosa ha raccontato l'artista.
Nesli

Tra gli artisti italiani di più ardua classificazione, merita senza dubbio un posto d’onore. Penna di grande poesia, capace di condensare in pochi fulminanti versi una vita intera – la sua –, Francesco Tarducci sfugge ai generi tradizionali, acquistando un’identità artistica del tutto personale e riconoscibile, frutto anche di un percorso di vita che non gli ha risparmiato nulla e che lo ha reso anche scomodo a taluni.

Proprio da qui riparte, da una presa di coscienza di ciò che è stato raccontato in un libro per Mondadori dal titolo “Andrà tutto bene”, lo stesso che da il nome al suo ultimo album che esce nell’edizione live, la prima della sua carriera.

Perché questo libro ora?

Questo libro è il racconto romanzato della mia vita e nasce dall’esigenza di scrivere la verità sul mio percorso. Sono circa due anni che ci sto lavorando, dopo un periodo in cui l’avevo messo nel cassetto. Adesso, dopo questi mesi così intensi e importanti, era arrivato il momento giusto per farlo uscire e per farmi conoscere al di là dei pregiudizi che molte persone hanno.

Senti su di te il pregiudizio della gente? Come lo affronti?

Sono figlio del pregiudizio, ci convivo da sempre per ovvi motivi e mi sono sempre misurato con esso. Poi, nel tempo, quasi follemente ho capito che è stata una componente formativa nella mia gavetta: ho dovuto comprenderlo, da nemico è diventato qualcosa da spiegare. Ho avuto la grande fortuna di potermi spiegare sul palco di Sanremo, in cinque sere, e ora con questo libro. Continuo a convivere con i pregiudizi nei miei confronti, li vivo come stimolo. E poi la cosa bella è distruggerli.

Questo libro esprime un messaggio positivo che nasce da una serie di difficoltà vissute sulla pelle: quale significato ha avuto per te raccontarti?

Se ci fosse stato solo un messaggio positivo, il libro sarebbe stato noioso. Con questo romanzo ho messo nero su bianco tante cose di me, ora azzero e riparto. Anche la prima edizione live di un mio disco segna un inizio di consapevolezza, dopo un tour importante e tante esperienze. Sono anche cresciuto e questo momento rappresenta una nuova partenza.

Hai avuto paura nello scrivere un libro così sincero?

Sì, soprattutto all’inizio e, di fatto, quella paura resta. Anzi, in queste notti ho continuato a ripensare a cosa avessi o meno scritto nel libro: sono già pronto a cambiare casa e città, eventualmente [ride, ndr]! E pochissimi finora hanno letto il libro, nemmeno mia madre.

Come hai scelto il titolo?

Ero indeciso tra “Il bene genera bene” e “Andrà tutto bene”, erano le due opzioni. Il primo era il nome originario che avevo dato al file su cui avevo iniziato a lavorare, ma alla fine aveva più senso il secondo, anche in relazione alla live edition dell’album.

Sei stato tra i pochissimi a dichiarare di non scrivere più rap e aprirti al mondo pop. Come ti poni di fronte a quelli che non scrivono più rap ma non lo riconoscono?

Mi fa arrabbiare molto questa cosa. Io ho smesso di scrivere rap: è bello, ma è anche difficile, è un modo a sé, chiuso e non mi andava di tenere aperto uno spiraglio solo perché il rap funziona. In fondo ero anomalo anche nel rap, la mia scrittura non era naturale e mi dovevo sforzare. Non era il mio mondo né il mio vestito: quando l’ho capito mi è stato utile dirlo. Tanto è vero che ora scrivo molto di più e in maniera più semplice.

Che cosa hai imparato dai momenti più difficili?

Che alla fine, appunto, andrà tutto bene e a essere follemente ancorato alle mie idee e combattendo per esse anche se ho tutti contro. La sana follia di andare avanti, sempre.

Hai mai avuto il panico da foglio bianco?

Sì, ma prima, quando facevo rap all’inizio; a volte non sapevo come riempire le righe. Ora no, perché scrivo tanto soprattutto in testa e non stendo su un foglio se non ho già in mente almeno un quarto della prima strofa ben fatto.

Per chi hai scritto questo libro?

Quando si scrive lo si fa più per se stessi e lo dico nell’ultima pagina. Ho cercato di spiegare tanto quest’anno dal palco e il libro spiega quello che abbiamo messo in campo negli ultimi mesi. Spero che il mio racconto venga capito e non travisato, e che il pregiudizio venga almeno limato.

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