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Steve Aoki, il DJ che a suon di funambolici capitomboli è diventato uno dei migliori al mondo

Il performer nippo-americano, prototipo del DJ del XXI secolo, artista self-made a tutto tondo che incanta i ragazzi trasformando DJ set in show acrobatici pieni di colori ed eccessi

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Il DJ Steve Aoki

Nome nipponico, musica house con tante caramelle e un video di un suo nuovo fail diventato virale questa estate. Sto parlando di Steve Aoki, DJ e produttore discografico statunitense di chiare origini del Sol Levante, discusso e indiscusso nuovo protagonista del panorama EDM del momento. La sua figura e i suoi prodotti sono il simbolo del disk jokey di successo di oggigiorno: brani orecchiabili, DJ set scenografici e quella dose di arroganza tipica delle star che tanto è criticata ma che comunque piace.

Chi è precisamente Steve? Nato a Miami, cresciuto in California da genitori giapponesi, Aoki può essere considerato un esempio di self-made artist. Il classe ’77 inizia fin da giovane a farsi conoscere nel panorama underground californiano, autoproducendosi mentre studia al college con ottimi risultati, come dimostrato dalle sue due lauree ottenute alla University of California, fino a che nel 1996 crea la sua casa discografica, Dim Mark Records.

Scopri la discografia, i video e i testi di Steve Aoki

Dopo essere passato in varie band e aver prodotto qualche remix degno di nota, la fama arriva solo qualche anno fa: lentamente Aoki passa da un mix di una canzone del rapper Drake al rilascio di un pezzo che vanta una collaborazione importante, Zuper Balhq. Per chi non lo sapesse, la voce dal nome alquanto bizzarro che collabora con il DJ californiano non è altro che quella di William Adams, in arte will.i.am, frontman dei Black Eyed Peas. I’m In The House, questo il nome del singolo, ottiene una visibilità elevata finendo persino in una puntata dello show di MTV Jersey Shore e il passaggio per Aoki dal primo brano al primo album è breve.

 Wonderland lo fa conoscere, gli permette di viaggiare e crea agganci per delle collaborazioni importanti, fino ad oggi. Il 2014 per lui è stato l’anno del suo secondo album, Neon Future I (il “secondo capitolo” è atteso per il prossimo anno), e il definitivo salto di notorietà.

Pian piano, negli ultimi anni, Aoki si è spostato dai party nei college che l’hanno sostenuto durante la sua carriera verso palcoscenici più importanti, mantenendo uno stile nel fare spettacolo degno delle migliori feste di American Pie. Perché il successo di Steve Aoki sta anche in questo: la figura del disk jockey negli ultimi anni è cambiata, diventando più simile ad un artista pop, e Steve non è stato da meno.

I suoi DJ set sono dei veri e propri spettacoli di luci e laser colorati, cannoni che sparano caramelle, trampolini e canotti gonfiabili usati per lanciarsi sulla folla. Un intrattenitore a tutto tondo, tanto amato quanto criticato. Normale, quando si diventa famosi, essere esaminati sulle effettive qualità musicali (ed io non sono certamente nessuno per poter esprimere un giudizio tecnico e oggettivo sulle sue abilità), ma il tutto è amplificato a causa di queste performance pompose e spesso esagerate.

Se al tutto si uniscono gli ormai numerosi “scivoloni” durante i concerti, con salti acrobatici spesso provati con scarso risultato e qualche visita di troppo al pronto soccorso come a Puerto Rico, è quasi doveroso chiedersi, anche, se sia quanto meno necessario essere così scenici quando ci si esibisce. Certamente Aoki è il tipico DJ del XXI secolo, artista a tutto tondo e performer spregiudicato e piace proprio perché è così.

Steve Aoki

Questo è lo Steve, sul piano musicale, che si è fatto da solo, partendo dal nulla fino ad arrivare nell’olimpo dei migliori DJ al mondo, senza fretta di strafare, eccetto sul palco. Ma non è solo questo. Aoki ha saputo sfruttare i suoi soldi (e, tendo a precisare, anche quelli del padre, wrestler giapponese, che hanno permesso al figlio di avere una vita agiata e mezzi finanziari per sostenere la carriera da produttore) e ha così diversificato i propri interessi: ad esempio è anche il comproprietario del famoso Shin BBQ di Los Angeles insieme a numerosi altri artisti come Mark Ronson e Julian Casablancas. Più che un artista, un imprenditore, imprenditore di se stesso che è stato in grado di sfruttare ogni opportunità fin ora concessa e che a poco più di trent’anni si trova solo all’inizio di una carriera che può portarlo lontano.

Ad oggi Steve Aoki è questo: performer che è stato in grado di crearsi una carriera partendo da remix di hit del momento come Magic di e Forever di fino a sfornare singoli come I’m In The House e Livin’ My Love con LMFAO, tornando a qualche mix e collaborazione (come non citare A Light That Never Comes con i Linkin Park) per concludere, per ora, con Delirious (Boneless), primo estratto del nuovo album.
Cosa ci riserverà in futuro?

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