Bob Dylan: «Mai stato censurato in Cina»
Bob Dylan ha voluto fare chiarezza circa le accuse di aver ceduto alla censura nei suoi recenti concerti in Cina. Il leggendario cantautore di Blowin' in the wind, infatti, era stato criticato duramente per aver sottoposto in anticipo alle autorità cinesi la scaletta dei suoi live a Pechino e Shangai: la mossa di Dylan sembrava essere mirata ad ottenere il benestare dei governo asiatico, il che strideva molto con la sua immagine di pacifista e alfiere della libertà.
A queste ed altre speculazioni lo stesso "Menestrello di Duluth" ha voluto rispondere - evento più unico che raro - dal suoi sito web ufficiale, con una comunicazione intitolata "Ai miei fan e sostenitori".
"Per quanto riguarda la censura il governo cinese aveva chiesto i titoli delle canzoni che avrei suonato. A ciò non vi è una risposta logica, quindi abbiamo spedito le scalette degli ultimi tre mesi. Se ci sono state delle canzoni o dei passaggi censurati, nessuno me l'ha mai detto e noi comunque abbiamo eseguito tutte le canzoni che volevamo suonare". Insomma il quasi 70enne Dylan nega piuttosto chiaramente di aver ceduto a pressioni o censure.
E nello stesso messaggio il cantautore ha smentito anche che agli spettacoli ci fossero più stranieri che cinesi: "Se c'erano stranieri, erano pochi. La maggior parte del pubblico era composta da giovani cinesi. Gli stranieri erano casomai ad Hong Kong, non a Pechino. E su 13mila biglietti ne abbiamo venduti circa 12mila", ha scritto Dylan.
Dalle sue parole, quindi, emerge un chiaro rifiuto delle insinuazioni precedenti: perché a pochi giorni dai suoi 70 anni, Bob Dylan è, in fondo, ancora quello di The Times They Are a-Changin e Blowin' in the Wind.
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