Sanremo 2012: Patti Smith illumina l'Ariston nonostante il resto.
Sarebbe stata, in teoria, la serata delle assenze: niente Celentano, niente tatuaggio di Belen, nessuna polemica in vista. Perciò, di che si parla a Sanremo nella serata del mercoledì, a parte che dello psicanalista di Morandi che dovrebbe spiegare definitivamente perché il Gianni nazionale non riesce a pronunciare il cognome di Bregovic?
In effetti c'è una domanda che striscia sotto ogni edizione del Festival, da almeno trent'anni: perché?
Perché ripetere questo interminabile carrozzone, bloccare il Paese (almeno quello televisivo) per una settimana, buttare soldi pubblici, ottundere le orecchie di tutti di polemiche inutili (in definitiva, è proprio così essenziale riempire le pagine dei giornali delle opinioni di Celentano?) Poi però arrivano momenti che riqualificano tutto, rimettono le cose a posto e ti fanno dire che sì, forse ne può anche valere la pena.
Che sia il giro appeso alla corda di Peter Gabriel sulla platea stralunata dell'82,
che sia Springsteen che chiede silenzio assoluto per la sua "The Ghost of Tom Joad" del 1996,
ci sono momenti che rompono la monotonia, il rituale stanco, le cortesie e le finte trasgressioni. Quest'anno è toccato a Patti Smith. Nella serata dei duetti, ci si è mossi tra buone performance come quella di Dolcenera e Professor Green su "Vita spericolata", ospiti "storici" come José Feliciano, il confronto di Noa e Finardi con la canzone napoletana, gli improbabili Bregovic e Bersani su "Romagna Mia", la commovente Berté (che vista da vicino ricorda sempre più Mickey Rourke nel finale di "The Wrestler") che reintepretava "Almeno tu nell'universo" di sua sorella Mia Martini, un palesemente bolso Brian May chiamato da Irene Fornaciari.
Poi arriva Patti Smith e le cose cambiano: insieme ai Marlene Kuntz affronta un pezzo decisamente ostico come "Impressioni di settembre" della Pfm, e poi illumina con "Because the Night", dedicata alla memoria del marito Fred "Sonic" Smith (senza che Morandi abbia la più pallida idea di chi sia). L'intensità dell'interpretazione, la personalità, la forza di una voce che non sembra aver subìto gli anni fanno passare in secondo piano tutti i teatrini a cui abbiamo dovuto assistere e che ancora ci sorbiremo per le ultime serate. Per la cronaca: i Marlene Kuntz, hanno vinto il premio della critica, ma così come la Fornaciari non si sono giovati della presenza dell'ospite straniero e sono stati eliminati.
Giusto per confermare che il piccolo mondo di Sanremo tollera qualche intrusione, ma senza esagerare. Perché Sanremo è Sanremo. Purtroppo.
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