Shahin Najafi, il rapper iraniano che si è meritato una fatwa. Perché?
L'Ayatollah Safi Golpayegani, un religioso sciita della città santa di Qom, ha emesso una fatwa contro il rapper Shahin Najafi. La causa? Apostasia (rifiuto della religione), un crimine che in Iran comporta la pena di morte.
La sentenza è stata emessa dopo che Najafi ha pubblicato una canzone controversa intitolata "Naqi". Il brano ha suscitato diverse proteste in Iran perché molti credono che sia offensivo nei confronti dell'Imam Naqi, il decimo Imam sciita.
Asr Iran, un sito web legato al regime di Teheran, ha lanciato una campagna online chiedendo l'impiccagione del rapper. Si sono rivolti in particolare agli sciiti e in generale a tutti i musulmani per trovare e uccidere Najafi e "mandarlo all'inferno", come si legge sul sito.
Al rapper iraniano, 31 anni, è stato vietato di suonare nel proprio paese e per questo motivo nel 2005 si è trasferito in Germania. Qui si è unito a un gruppo chiamato Tapesh 2012 che esegue brani politicamente impegnati, che parlano di povertà, censura e teocrazia, tutti argomenti poco graditi dal regime di Ahmadinejad.
Il precedente più illustre risale al 1989, quando una fatwa fu emessa nei confronti dello scrittore britannico Salman Rushdie. In quel caso la condanna a morte partì dalla massima autorità dell'Iran, l'Ayatollah Ruhollah Khomeini, che chiedeva la sua uccisione per una rappresentazione irrispettosa del Profeta Muhammad.
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