Il Reset di GionnyScandal: “Ogni giorno si ricomincia da capo”
La geografia del rap italiano si fa via via più ricca e svela in questo autunno 2016 le mille sfaccettature che può assumere, dimostrandosi una volta di più genere di difficile definizione capace di plasmarsi attraverso personalità ben riconoscibili. Dopo la trap di Sfera Ebbasta approdato con il nuovo album a Universal/Def Jam, anche – all’anagrafe Gionata Ruggeri – pubblica il suo primo progetto mainstream e lo fa proprio con Universal Music.
Esce, infatti, venerdì 14 ottobre 2016 “Reset”, disco con dodici inediti anticipato in radio e digitale dal singolo Buongiorno. “Dalla prima canzone all’ultima, c'è un significato. – racconta il rapper – ‘Va bene anche non stare bene’, perché in realtà nessuno di noi sta bene.”
In che senso?
Secondo me tutti noi siamo, ogni giorno, alla ricerca della felicità, una ricerca che c’è in ogni cosa che facciamo. Siamo – e sottolineo, sempre secondo me – costantemente depressi e ogni azione che compiamo è un modo per essere felici, altrimenti non la faremmo. Perciò quel “va bene anche non stare bene” significa accettare che certi demoni non si sconfiggono quello che possiamo fare è un reset quotidiano di noi stessi. Ogni giorno si ricomincia da capo.
Si può resettare tutto o qualcosa resta?
Dipende, io parlo in generale di esperienze personali a livello per lo più psicologico, come le delusioni nell’amore o nell’amicizia, e di tutto ciò che può far scaturire paure e ansie. Poi ovviamente ci sono, come dici, cose non resettabili del tutto.
Come hai lavorato a questo album?
Un paio di pezzi erano già nel mio computer da tempo e li ho rielaborati perché li ritenevo validi, mentre tutto il resto l’ho sviluppato da zero cercando prima di focalizzare un senso generale. Volevo evitare un disco-cestino in cui buttare tante canzoni senza un concetto unitario: ho pensato a cosa volessi raccontare e condividere con gli altri, senza la pretesa di insegnare nulla. Piano piano sono nati i figli gli di questo album, dando a ogni canzone un significato diverso.
“Reset” è il tuo primo album con una major: cosa ti ha portato qui?
Firmare con un’etichetta come Universal equivale per me a un “Ok, hai fatto bene il tuo lavoro finora”. Non lo vedo certo come uno svendersi rispetto al mondo indipendente perché essere commerciale non significa essere venduto, ma vuol dire che qualcosa è funzionato. Sono contentissimo.
Con l’ingresso in una major hai avvertito una maggiore pressione o aspettativa da parte dei fan? È cambiato il tuo modo di lavorare rispetto ai precedenti album?
Ovvio che un po’ di pressione c’è. Ma il team con cui ho lavorato, e soprattutto il fonico Marco Zangirolami, mi hanno insegnato tanto ma soprattutto mi sono stati vicini dal punto di vista emotivo. Zangirolami per esempio mi ha fatto vedere le cose da una prospettiva diversa, facendomi pensare al fatto che che se mi hanno chiamato a fare questo lavoro è perché è piaciuto quello che avevo fatto fino a quel momento. Queste parole, che mi ha detto all’inizio della lavorazione dell’album, mi hanno fatto pensare e mi hanno rilassato molto rendendomi anche più sicuro di me stesso.
Primo singolo di “Reset” è Buongiorno: come mai questa scelta?
Ho scelto Buongiorno come primo singolo ascoltando il gusto dei fan più che il mio, era la cosa più giusta da fare. Forse io avrei scelto un altro brano ed ero indeciso tra tre/quattro pezzi, ma in questo momento la prima cosa da fare era accontentare chi mi ascolta da anni prima ancora che me stesso.
Ci spieghi la scelta cromatica di un CD tutto rosa per lavoro, invece, molto più cupo?
Il disco, anche graficamente, ha un mood triste, dominato dai toni del sabbia e aprendolo non può non colpire il fatto che il disco sia rosa. L’ho voluto così perché anche questo esprime metaforicamente il significato di Reset, ovvero il fatto di ricominciare. La copertina, invece, si rifà a un antico rito indiano che consiste nell’augurare a una persona un nuovo inizio pitturandone le palpebre con colori e forme diverse. Era assolutamente adatto al significato di “Reset”. Diciamo che nell’album non ho lasciato proprio nulla al caso.
In “Reset” non ci sono duetti: è qualcosa di voluto o semplicemente non sono arrivati quelli giusti?
Un po’ è stato dovuto ai tempi stretti di lavorazione e un po’ si spiega anche col fatto che non volevo fare una compilation “minestrone”. Volevo qualcosa di mio. Vedremo in futuro.
Col senno di poi, come collochi l’esperienza ad “Amici” nella tua carriera?
Sarò sincero, quando si ha un’opportunità la si sfrutta e, a maggior ragione, se viene da una persona per la quale si ha la convinzione che sia davvero un’opportunità buona l’accetti due volte. Ma nella vita non c’è nulla di sicuro. Mi sono fidato di alcune persone, buttandomi a pesce in un'esperienza che non è andata come volevo; se avessi saputo come si sarebbe evoluta non l’avrei fatta. Però, vedi, anche quello ha portato al progetto di oggi. Reset, anche in questo caso.
Dopo gli appuntamenti instore per la promozione dell’album, hai già in previsione dei live?
Per ora non sappiamo molto, posso solo dire che ci saranno otto concerti in tutta Italia a fine novembre e poi tanti dj set. Mi concentro sul fatto che siamo partiti bene, con un video da 1 milione di views in dieci giorni: sono felicissimo. Andiamo avanti così.
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