Top 100, Martin Garrix sul trono: l'analisi
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Esistono due correnti di pensiero: quella vintage, secondo cui il DJ è tale e deve mostrarlo attraverso originalità di produzioni ed impatto musicale sullo stage, e quella moderna degli anni duemiladieci, che pretende che l'artista sia poliedrico, funzionale allo show business e con spiccate doti di strategia commerciale. Martin Garrix non può certamente mettere d'accordo le due filosofie, ma la sua vittoria nella Top 100 di DJMag conferma in pieno la seconda teoria e, per certi versi, prova ad avvicinarla alla prima tramite il fattore-talento.
Amsterdam ha incoronato il ventenne olandese come numero uno dell'edizione 2016, un risultato che lo proietta ancor di più nella storia: è il più giovane DJ a piazzarsi davanti a tutti nel ranking della rivista britannica, completando un'ascesa cominciata nel 2013 con il lancio di Animals, il primo successo nonché traccia che gli ha permesso di farsi conoscere al grande pubblico. Tutto è partito tra le polemiche circa il suo legame con la Spinnin' Records, un paventato clientelismo familiare che si aggiungeva a delle scelte manageriali delegate in tutto e per tutto a gente di fiducia, come farebbe qualsiasi ragazzo non ancora maggiorenne.
Poi la svolta, con il burrascoso addio alla label ed un percorso imprenditoriale che conferma il raggiungimento del suo apice: Garrix può piacere o meno, ma ha conquistato la vetta di DJMag con un piano studiato a tavolino e ben assistito da un talento che, con il passare degli anni, si è certificato anche agli occhi dei detrattori. Innegabile il merito non solo di aver interpretato nel migliore dei modi la figura del DJ moderno, ma soprattutto quello di aver risposto alle esigenze dei ravers, diversificando i generi e non rimanendo ancorato al boom della sua prima release. Probabilmente non sono stati pochi quelli che avrebbero scommesso su una scalata del genere ma, dopo il caso-Spinnin', non c'è stato nemmeno un plebiscito.
Tutto sommato, nonostante i naturali mugugni di un'altra fetta di appassionati, la Top 100 di quest'anno ha incontrato meno critiche rispetto all'edizione 2015, almeno per quel che riguarda il confronto tra le assegnazioni del numero uno tra i due anni. Decisamente maggiori, invece, sono state quelle rivolte ai piazzamenti inferiori, a partire dal passo in avanti di Axwell Λ Ingrosso, considerato troppo corto, o dal balzo all'indietro di Alesso. Preventivabile l'ascesa dei rappresentanti future, con Oliver Heldens in top ten e Don Diablo alla numero 15. Lo choc principale, però, è DJ Chetas: l'indiano continua la sua scalata ed è il numero 33 di quest'anno, davanti a gente come o le Nervo. È questa, la risposta di un mercato indiano sempre più preponderante nello scenario della musica elettronica, a testimonianza anche di quanto possa influire la concentrazione demografica in una graduatoria che tutti possono contribuire a plasmare.
Alle critiche per i piazzamenti, poi, si aggiungono le sbavature dello stesso DJMag, che di certo non ha favorito la credibilità di un ranking messo in discussione ormai da anni. Il primo posto di Martin Garrix, di fatto, è stato spoilerato con largo anticipo, introducendo l'imminente vittoria nelle didascalie dei colleghi, ad esempio Jay Hardway. Non solo: nell'annuncio via social, la foto dei Bassjackers è stata confusa con quella dei Blasterjaxx, mentre il tweet riferito al risultato di Alok ha visto il tag di un soggetto non meglio identificato, piuttosto che quello dell'artista.
Tuttavia, il seguito della diretta della Top 100 ha raggiunto nuovamente un esito estremamente positivo, con milioni di utenti collegati da tutto il mondo per seguire passo dopo passo la nuova graduatoria. Si continua a prendere con le pinze la definizione di "miglior DJ del mondo", si continua a criticare ciò che rappresenta la classifica ed il criterio di votazione, ma il riscontro dà ragione al brand e non a chi lo critica: il banco vince sempre e DJMag, nel contesto dell'Amsterdam Dance Event, la fa ancora da padrone.
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