Wild Youth, viaggio nel passato e nel presente di Steve Angello
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Un album è raramente solo una raccolta di canzoni. Certo, per chi non ascolta spesso un artista o non lo conosce lo può essere. Ma basta conoscere la persona dietro al musicista per poter provare ad intuire tutto ciò che c'è dietro. Il passato, le influenze. E se proviamo a guardare Wild Youth da questo punto di vista, vediamo molto Steve Angello. Non quello degli Swedish House Mafia, non il solista, non Mescal Kid. Vediamo e sentiamo la persona Steve Angello, colui che sta dietro a diversi pseudonimi, che però è sempre lui. In un viaggio attraverso la sua vita.
C'è senso di ribellione e rivoluzione (come dicono due titoli contenuti nell'album). Quasi Angello sia un adolescente che vuole distruggere il mondo che lo circonda. Ma il suo mondo lo svedese l'ha già distrutto, se n'è liberato, da lì è rinato. Ci porta a spasso, con la sua musica, attraverso ciò che ha dovuto affrontare da piccolo. La violenza, le sofferenze. E alla fine ce lo spiega anche chiaramente.
In Grecia, Angello vede il padre ucciso quando lui aveva solo 14 anni. Da lì in poi la sua vita cambia. Si trasferisce a Stoccolma. Scopre la musica, e grazie ad essa trova dentro di sé la forza di staccarsi dal suo passato, dalle sue radici violente. Il razzismo e il classismo che avevano segnato la sua adolescenza, tutto scompare di fronte alla maestosità della musica. E Wild Youh è lo splendido quadro che racconta tutto questo. Facendo queste premesse sulla sua vita possiamo già capire il senso del titolo. Gioventù selvaggia, che ha segnato inesorabilmente la vita di Angello ma della quale lo svedese non è succube, ma si rialza con l'aiuto fondamentale della musica.
Ed ecco che improvvisamente tutto acquisisce un senso molto più vasto di quello prettamente musicale: c'è la sfida contro il suo passato in "Children of the Wild", la nuova speranza in "Stockholm Skies", la sua lotta in "Revolution" e "Rebel Nation", i suoi sforzi nel diventare qualcun altro, qualcuno di migliore in "Someone Else", il suo senso di prigionia in una vita di violenze in "Prisoner", il tributo alla musica che lo ha salvato in "Stay", ma anche la nostalgia per chi non c'è più in "Remember" e in "Last Dance", quasi ad indicare un ultimo ballo con suo padre, prodotta in coppia con il fratello AN21.
Se guardiamo Wild Youth con questi occhi, possiamo vedere lo splendido lavoro prodotto da Steve Angello, che non solo racchiude tutta la sua essenza musicale (da SHM a Mescal Kid alla sua carriera da solista), ma anche quella personale. E ci accompagna a vederla, in un ritratto molto intimo di una vita difficile che grazie alla musica è riuscita a farsi largo tra le violenze e le ingiustizie per arrivare dov'è adesso.
Quando l'artista mette anche la persona nelle sue opere, è lì che si vede chi fa la differenza. E Angello l'ha fatta.
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