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Per Pete Townshend iTunes è un vampiro digitale

Pete Townshend, chitarrista degli Who, si è scagliato contro la nuova industria musicale, dove iTunes si comporta come un "vampiro digitale".

Andrea Sala Autore:

Pubblicato: | Aggiornato:

Di tanto in tanto qualche musicista della vecchia scuola si ricorda come andavano le cose nel passato e, sull'onda dei ricordi, se la prende con i nuovi mercati del digital download. Questa volta è toccato a Pete Townshend, leggendario chitarrista degli Who, attaccare questo settore della discografia, settore che sostiene l'industria musicale in un'èra dove il supporto fisico vende sempre meno.

Ebbene, Townshend non ha usato mezzi termini per questo attacco, sopratutto rivolto al leader del settore: iTunes. Il musicista ha definito il negozio online di Apple come un "vampiro digitale che succhia il sangue degli artisti": secondo lui, infatti, il sistema creato dalla società degli iPod toglie profitti agli artisti che mettono la loro musica in vendita sulla piattaforma. 
Così facendo, si perdono tutti i vantaggi e benefici del classico rapporto musicisti-etichette, un rapporto che è sempre più raro.

A subire tutto questo sono sopratutto i giovani, che non hanno una label alle spalle. Insomma, Townshend ci è andato giù duro, paragonando l'odierna industria musicale al sistema della finanza e delle banche.

Sotto il mirino del chitarrista è finito anche il file-sharing, che costituisce a suo dire un vero e proprio furto: "Se qualcuno pretende che qualcosa che ho creato debba essere a disposizione gratis mi chiedo davvero cosa sia rimasto in vita della moralità umana, della giustizia sociale". Non è un caso che Townshend una volta abbia suggerito "a tutti quelli che scaricano la mia musica senza pagarla, di venire anche a casa mia a rubare la bicicletta di mio figlio già che ci sono".

Quello che Apple non fa e dovrebbe fare è comportarsi come una label discografica, visto che è una delle poche a guadagnare sulla musica. Dovrebbero mettere sul piatto dei talent scout, aiutare i musicisti emergenti, consigliarli e supportarli nelle difficili attività di marketing e distribuzione. Insomma, tutto quello che le etichette facevano nelle ultime decadi del secolo scorso.

La situazione odierna, invece, vede gli artisti sotto attacco da due fronti: i consumatori ("Perché non possono semplicemente pagare per la musica invece di rubarla?") che prendono senza dare e iTunes che guadagna alle spalle della musica, dice Townshend.

Da Cupertino, sede di Apple, nessun commento. Dalla rete qualcuno ha provato a rispondere a tono al musicista, basando le proprie argomentazioni sulla libertà di azione online: se esistono tali servizi (di file sharing) perché non usarli?

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