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Ligabue - "Caro il mio Francesco" (estratto da "Arrivederci, Mostro!")

Disponibile su iTunes http://bit.ly/arrivedercimostro "CARO IL MIO FRANCESCO" tratto dall'album "Arrivederci, mostro!" Verso la fine del 2008 Ligabue ha passato un difficile momento personale; in quei giorni duri sono, evidentemente, venuti a galla pensieri e riflessioni ad ampio raggio, anche su argomenti che non riguardavano direttamente il motivo di quella sofferenza personale. Ecco dunque Luciano affrontare il "mostro" della sua insofferenza verso l'ipocrisia di una parte dell'ambiente musicale: lo fa scrivendo, durante una notte insonne, una canzone sotto forma di lettera inviata a Francesco Guccini. "sarà che anche qui le quattro del mattino sarà che anche qui l'angoscia e un po' di vino sarà che non ci posso fare niente se ora mi viene su il veleno" Non si lamenta del successo, ma piuttosto di come, in nome di quello, "valga tutto". "e allora avanti un altro con quello che guadagni stai muto avanti pure un altro con quello che guadagni sorridi nella foto" Qui la produzione di Rustici è sospesa e discreta per lasciare in primo piano il testo, piuttosto "duro" ed evidentemente allineato all'emotività dello sfogo di Luciano, con temi quali La solitudine: "caro il mio Francesco questa lettera ti arriva in un paese piccolo lì sugli Appennini ho capito forse come mai ci vivi che tanto ci si sente soli" I tradimenti subiti: "parlavano di stile, di impegno e di valori ma non appena hai smesso di essere utile per loro eran già lontani, la lingua avvicinata a un altro culo" Le polemiche create da altri: "e io che il mio disprezzo me lo tengo dentro che il letamaio è colmo già pubblicamente" La superficialità di certi giudizi: "non c'è peggiore sordo di chi non vuol sentire tu pensa a chi non sente e poi ne vuol parlare" Ma dopo lo sfogo, nell'ultima strofa, Luciano stempera la sua amarezza: "Caro il mio Francesco è il momento dei saluti ci avremmo riso sopra se ne avessimo parlato lo so che non ha senso starsi a lamentare di alcune conseguenze del mestiere" e ancora: "So che mi son fatto prendere la mano perché uno sfogo fa sbagliare spesso la misura ma come ti dicevo son le quattro del mattino l'angoscia e un po' di vino" Per poi chiudere con quello che per lui sembra contare veramente: "e allora vado avanti a cantare della vita sempre e solamente per come io la vedo" L'ultimo ritornello chiude, musicalmente e liricamente, con una sensazione di fiducia una canzone in cui Luciano si espone con una sincerità "ruvida" ma evidentemente necessaria.

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