Mysteryland 2016,il racconto dei nostri tre giorni in Olanda
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Yesterday is history, today is a gift, tomorrow is mistery...
Non è solo lo stesso slogan o gruppo di organizzatori ad accomunare il Mysteryland con il più famoso Tomorrowland (famoso, non vecchio), ma anche l’impeccabile organizzazione di stampo olandese e soprattutto la stessa atmosfera da mondo delle fiabe.
Il viaggio per giungere fino ad Harlemmemmer, sede del festival, è lungo, specie se fatto in macchina dall’Italia, ma appena iniziano a comparire orde di raver muniti di tende in prossimità dell'evento, la stanchezza sparisce, e cresce l’impazienza di assalire il dancefloor!
Il campeggio non è gigantesco come quello di altri festival, e la cosa principale che salta all’occhio è un enorme tendone che sorge al centro, sede del preparty del venerdì.
Ottomila campeggiatori affollano lo stage principale del camping, dove ogni dj della line up é chiamato a cimentarsi in un genere diverso dal proprio, infatti Psyko Punkz si esibisce in un set techno, salvo cedere alla sua natura hardstyle negli ultimi 10 minuti.
Laidback Luke è uno dei pochi, veri dj del mondo EDM, e lo dimostra appieno con un set di musica anni '80 divertentissimo, ben mixato e pensato, lontanissimo dalle selezioni jukebox dei locali nostrani.
La gente apprezza, soprattutto nel finale con Livin on a prayer di Bon Jovi.
Il dj di origine filippina continua a stupirci, e ci delizia subito dopo con 40 minuti di pura techno in coppia con il Barone Dave Clarke.
Don Diablo e il suo set bass e dubstep ci mandano a letto in vista delle fatiche del giorno dopo.
IL SABATO
Il sabato ci accoglie con uno splendido sole e temperature più italiane che olandesi, e siamo pronti a goderci il primo giorno di festival.
Durante le prime ore riusciamo a sentire la tech house di Santè e Sidney Charles, direttamente dalla serata El Row di Barcellona e Ibiza, e la future house dai ritmi latini di Bolier nello stage della Spinnin Records, prima di ascoltare il finale dei Wasted Penguinz dal maestoso palco del Q Dance.
Ma la curiosità verso l'esibizione di KSHMR cresce, e ci muoviamo verso il bellissimo Main Stage.
Il dj californiano suona molte delle sue produzioni, lasciando anche un po' di spazio per il remix di Free Tibet di Vini Vici, ma sostanzialmente la sua performance non ci scalda, a differenza del sole che picchia prepotente sulla folla.
Don Diablo invece, dopo il set dubstep della sera prima, non delude, e mette in scena una delle migliori esibizioni del weekend, tra le varie tracce da citare sicuramente What we started, realizzata con gli italianissimi Lush & Simon in collab con Don Diablo e Steve Aoki, prima della chiusura con The Chemical Brothers.
È la volta del live dei Galantis, con tanto di 4 gran casse alle spalle del duo svedese, ma più che un live a noi sembra tanto un dj set classico, e infatti nell’ora e mezzo del loro show compaiono anche Dark River di Ingrosso e Roses dei Chainsmokers, probabilmente il disco più suonato nel weekend.
Chiude la giornata Afrojack, che riempie il main stage all’inverosimile.
Non siamo fan del buon Nick, ma evidentemente l’aria di casa gli fa bene, regalandoci un set pazzesco con le sue hit, dove trova spazio pure la techno di Bang that dei Disclosure.
Il finale é tutto per il bis di Hey, cantata live da Faiss, con tanto di spettacolo pirotecnico mozzafiato sulle note del remix di Matisse e Sadko.
LA DOMENICA
Domenica mattina veniamo accolti da un bel temporale, ma dura poco fortunatamente, e possiamo lasciare gli stivali antipioggia in tenda.
La prima parte la dedichiamo alla techno scura e quadrata di Surgeon insieme a Lady Starlight, colei che apre i concerti a Lady Gaga.
Atmosfere decisamente più festaiole dalle parti del mainstage, con la house di Gorgon City prima e la futurehouse di Robin Schulz poi.
È bello girare e perdersi per il festival, dove puoi capitare in piccole rappresentazioni teatrali e installazioni artistiche disseminate un po' ovunque.
Finiamo (ma non casualmente) nello stage Heineken, dove Atrak ci mostra perchè probabilmente è il miglior dj del mondo, mischiando hip hop, trap e house alla sua maniera, con una tecnica pazzesca, e il pubblico va in delirio.
Il weekend volge al termine, ma due pezzi da 90 devono ancora calcare il mainstage: Martin Garrix e Diplo.
Il giovane olandese ci piace, ma fatichiamo a considerarlo tra i primi 3 al mondo, e tra un "everybody f*cking jump" e l'altro conclude il suo set con il disco cantato da Bebe Rexha.
Lo show finale della tre giorni è quello di Diplo, ed è un Finale con la F maiuscola.
Per un’ora e un quarto non ci dà tregua, con un potentissimo set trap, dubstep e house, mixando freneticamente tantissimi dischi, e tutti i suoi alias vengono fuori, da Major Lazer a Jack U, e ci ricorda perché in questo momento è l'uomo che comanda la scena dance mondiale.
Un incredibile spettacolo di fuochi d‘artificio e luci ci saluta e ci dà appuntamento, pienamente soddisfatti, al prossimo anno.
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