Amy Winehouse Lioness: Hidden Treasures, la recensione
Ieri l'album postumo di Amy Winehouse, intitolato "Lioness: hidden treasures", ha debuttato nei negozi. Si tratta di un disco "assemblato" dagli storici produttori di Amy, Salaam Remi e Mark Ronson.
Il disco in sé è composto da brani inediti e cover mai sentite, per un totale di 12 canzoni. Anche se i pezzi in questione sono stati annunciati come "fedeli alla sua eredità" artistica, in verità non si sente alcun ruggito in "Lioness: hidden treasures".
Il primo album postumo di Amy Winehouse è tragico, per tutta una serie di ragioni sbagliate. In primis non suggerisce che la cantante inglese, morta di avvelenamento da alcool a luglio, avesse un altro capolavoro soul in cantiere.
Tutto il contrario. "Lioness: hidden treasures" mette insieme 12 canzoni che Amy Winehouse non avrebbe mai pubblicato per un semplice motivo: la maggior parte di esse non sono degne del suo talento e di certo non aggiungono molto alla sua eredità artistica.
La maggior parte delle canzoni è stata registrata prima che Amy diventasse famosa. Sentiamo il suo fascino iniziale per la lineup band-vocalist femminile (Our day will come e Will you still love me tomorrow) attraverso il materiale che stava sviluppando per un terzo album e la sua ultima registrazione, il celebre duetto con Tony Bennett per Body & soul.
Insieme, le canzoni raccontano il triste declino di una donna che un tempo era vivace e piena di vita (The girl from Ipanema) prima di finire com un'anima torturata, che sarebbe morta a soli 27 anni.
È significativo anche che i brani più seducenti siano quelli già sentiti. Le versioni originali di Tears dry e Wake up alone, entrambe rielaborate per "Back to Black" del 2006, giocano sul pathos e sull'insofferenza verso il mondo che hanno reso Amy Winehouse così irresistibile. Nel mentre Halftime è un fine esempio di neo-soul e la cover del classico di Leon Russell A song for you è da brividi, tanto che ci si meraviglia di come Amy sia riuscita ad interpretarla.
Per quanto riguarda la coda dell'album, essa ricorda una triste verità, ossia come la grande arte può venire da una grande sofferenza. Ascoltate Billie Holiday o Judy Garland: loro ultime registrazioni esprimono tutto il loro dolore. "Lioness: hidden treasures" ci fa solo provare solo dispiacere per Amy Winehouse.
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