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YouTube risponde finalmente alle richieste di pagamento degli artisti

Youtube è stato accusato negli ultimi mesi di non pagare gli artisti in modo adeguato: che stia finalmente prestando attenzione alle richieste dei musicisti?

Giulia Bertoni Autore:

Pubblicato: | Aggiornato:

logo di YouTube

La polemica tra gli artisti e YouTube, la piattaforma video di Google, va avanti ormai da un po’: i musicisti chiedono a gran voce un compenso maggiore per il lavoro, accusando il servizio di non fornire una remunerazione adeguata per la propria musica.

LA risposta di Youtube alle accuse degli degli artisti
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Molti artisti importanti hanno denunciato il fatto, come:

In maggio , che ha accusato sia YouTube che il suo proprietario, Google, in un blog post per il The Guardian di “non essere trasparenti”.

In aprile persino la Commissione dell’Unione Europea ha chiesto a Google di smettere di sfruttare gli artisti. Il digital chief ha Andrus Ansip ha infatti richiesto cambiamenti nel remunerazione dei musicisti. Ansip ha affermato che il contributo all’industria musicale concesso da YouTube è solamente una piccola parte di quanto concede, per esempio, il rivale Spotify, senza contare che la piattaforma video ha più di un miliardo di users, molti di più dei 30 milione di Spotify. E quindi, perché Youtube sta pagando meno?

Lo scorso dicembre anche Thom Yorke, voce solista dei Radiohead, si è scagliato contro Youtube, addirittura paragonando il suo basso pagamento alla Germania nazista degli anni ’40. In una sua dichiarazione, afferma che “Youtube ha preso il controllo, come fecero i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. In realtà, è esattamente quello che tutti facevano durante la guerra, persino gli Inglesi: rubare l’arte dagli altri paesi. Qual è la differenza ora?”

ha deciso a Novembre di non rendere disponibile l’album “25” su YouTube, proprio a causa del basso compenso.

A ottobre, Il produttore discografico Jimmy Iovine durante un’intervista al “New Establishment Summit” di Vanity Fair, ha rilasciato alcune informazioni in merito alla questione, spiegando che anche se Youtube garantisce il 40% dell’intera consumazione musicale, contribuisce però solo al 4% dell’intero guadagno.

Sempre lo scorso anno, in marzo, il produttore Rodney Jerkins ha chiesto all’Head of Content di YouTube come mai Ryan Tedder, il frontman della band One Republic, avesse guadagnato solamente $900 per aver scritto una canzone che ha avuto più di 600 milioni di visualizzazioni su YouTube.

Per finire, alle polemiche si è aggiunto nell’ultimo mese anche Nikki Sixx, che ha mandato una lettera al fondatore di Google, chiedendo un cambiamento nella gestione del pagamento dei diritti su YouTube.

E finalmente è arrivata la risposta di YouTube: 

The voices of the artists are being heard, and we’re working through details with the labels and independent music organizations who directly manage the deals with us.  Having said that, YouTube has paid out over $3 billion to the music industry, despite being a platform that caters to largely light music listeners who spend an average of one hour per month consuming music – far less than an average Spotify or Apple Music user. 

Any comparisons of revenue from these platforms are apples and oranges.

Traduzione: 

Le voci degli artisti sono state ascoltate e stiamo analizzando i dettagli con le etichette discografiche e le organizzazioni di musica indipendente che si occupano direttamente con noi dei contratti. Detto ciò, YouTube ha pagato oltre $3 miliardi all’industria musicale, nonostante sia una piattaforma che lavora principalmente con gli ascoltatori di musica che in media ascoltando musica soltanto un’ora al mese—Molto meno che la media di chi utilizza Spotify o Apple Music.

Ogni confronto di reddito con queste piattaforme è assolutamente privo di senso.

Non ci resta che attendere e vedere cosa risponderanno gli artisti, e come si giungerà ad un accordo.

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