Lo Stato Sociale – La rivoluzione non passerà in tv Testo
Una menzogna raccontata per sentirmi grande,
una mano che mi cerca il cuore nelle mutande,
una notte con i sogni incartati nei giornali,
un pastore con le ferie pagate dai suoi cani.
Hai fottuto il tuo futuro solo che per lui era un gioco
e ti vuole segretaria per toccarti un poco il culo
e ti vuole con il sonno addosso per dirti puttana
e ti vuole al centralino per non parlar da solo.
Han detto la vita, la vita, la vita
è pagare i debiti che fanno i ricchi
e aspettare pure il resto, pure il resto a calci in culo
e ti han detto che si chiamano profitti.
Hanno detto un giovane è come il natale:
o lo è tutti i giorni oppure non lo è mai.
Scegli se invecchiare, perderti con stile o rubare a chi ti venderai.
E se hai tutta questa voglia di scappare
e neanche un posto come dici tu,
dammi un bacio che fuori è la rivoluzione che non passerà in tv.
E lei cerca la vena che cresce al dopolavoro delle fate,
un colpo alla banca del seme e uno alla botta e via,
ragazze smaliziate cercano benzina per autoironia
mentre imprenditori bruciano l'ufficio dell'entrate.
E dove entravan per godere ora escono bambini,
tutti con le scarpe uguali e una voce petulante,
tutti a dire le preghiere come chi non crede a niente
che l'inferno è il paradiso prima che venga la gente.
Ed un giorno al mese tutti pronti a battere le mani
sugli scudi per gli scudi con le facce sfigurate.
Caricate, caricate fino a quando siamo soli,
finché siete soli al punto che da soli vi ammazzate.
Una promessa elettorale per ridarti indietro il tempo,
un amore preso a botte dall'ebbrezza del momento,
tre minuti per cantare, una vita per crepare,
un stanza in tre per fottersi in un mondo da cambiare.
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