Lo Stato Sociale – Senza macchine che vadano a fuoco Testo
Amore mio strappami i pidocchi, fuori bruciano le strade e i fumogeni negli occhi, la pancia delle camionette, le tue caviglie così strette, il buio in fondo alle tue cosce, il collo sbavato delle sigarette.
Sbirri al telefono che brindano alla morte delle zecche,
bottegai piangono nei calici delle loro tasche, ma anche tu eri ubriaca quando mi dicevi quella volta: "se non la posso ballare allora no, non è rivolta".
Tra una pantera insanguinata e una gazzella morta, tu portami a ballare tutto il resto è la rivolta.
Non t'amerei senza perdere i denti, senza asfalti roventi o meritevoli agenti vivi ancora per
poco, se l'isteria dei collocamenti, gli spari sugli studenti, per te non fossero altro che un gioco.
Non t'amerei senza macchine che vadano a fuoco.
Il re ha sempre voglia di
scappare prima che rotoli la testa della sua regina che bruci nella fica ogni sua puttana che il suo esercito venga sommerso da una marea umana.
Per questo la storia la si
segna con i piedi che loro di ballare san qual è la buona volta, come quando con una bottiglia in fiamma mi dicevi: "non sono io ad essere ubriaca è lei che è la rivolta".
Tra
una pantera insanguinata e una gazzella morta nella giungla delle strade balla solo la rivolta.
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