Avicii e Martin Garrix aspiranti pirati informatici
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I disc jockey al giorno d’oggi guadagnano cifre folli anche solamente per poche ore di esibizione. Per questo motivo, il popolo del web è in rivolta dopo che alcune immagine sono state diffuse in rete. Le foto incriminate mostrano programmi per il djing piratati usati da artisti che si potrebbero benissimo permettere la versione più costosa del software. Chi si è scagliato contro questi artisti non ha sottolineato il fatto che la pirateria è un crimine, visto la pratica diffusa di molti aspiranti DJ di scaricare illegalmente i vari software per evitare di pagare cifre che per tasche modeste possono essere esose, ma rimarcano la disparità tra gesto e soldi presenti sul conto in banca.
L’ultimo DJ accusato dal web è il giovane svedese Avicii. Il ragazzo, dopo una lunga pausa dal mondo della musica a causa di una malattia, è tato intervistato dal Future Music Magazine in vista della sua esibizione al festival. Durante una dimostrazione effettuata dal DJ su come elabora le proprie hit, le telecamere del magazine hanno mostrato il software installato sul pc di Tim Bergling. Un particolare componente aggiuntivo del programma è saltato agli occhi di molti: Sylenth1, questo il nome del plugin, riportava sotto il logo la scritta “Team VTX 2011”. Tale nome corrisponde ad un gruppo che ha reso disponibile il programma “crackato”, come si dice in gergo informatico. Fa storcere parecchio il naso in quanto il componente in questione costa all’incirca 140 dollari, non molto per un artista che in un anno arriva a guadagnarne circa 28 milioni.
Avicii non è stato il primo e di certo non sarà l’ultimo. In questo grande fail è caduto anche il giovane Martin Garrix. Il talentino olandese hitmaker di “Animals” era stato pizzicato qualche tempo fa ad usare Sylenth1, piratato da un altro gruppo, il “Team AIR”. A puntare il dito conto il giovane Martin era stato deadmau5 che, tramite i suoi canali social, aveva diffuso rapidamente le immagini che incriminavano l’olandese. I fotogrammi sono tratti da un video in cui Garrix mostra come riprodurre la sua hit con uno dei software più usati nel mondo del djing a qualsiasi livello: FL Studio. Al termine dell'articolo è presente il video "incriminato".
In questa particolare lista di DJ “ladri” va incluso anche Steve Aoki. L’esagerato disc jockey americano di origini nipponiche aveva mostrato il proprio laptop durante un video in cui mostrava il brano realizzato con la rock band “A Light That Never Comes”. Peccato che anche qui la versione si Sylenth1 presente sul computer era una copia piratata. Non sono bastate le frettolose scuse, apparse a molti banali, che il DJ americano si è apprestato a dire. Aoki aveva affermato di avere la copia originale sul proprio computer fisso, mentre quello inquadrato nel video era il laptop usato durante i tour ed era stato preparato dal team a sua insaputa. Steve si era anche prodigato a comprare la versione originale del programma, venduta a soli 99 dollari, per sostituire quella piratata.
Sono gesti di dubbio gusto quelli compiuti da Avicii, Garrix e Steve Aoki. Va ricordato che la pirateria è un reato e che in Italia, ad esempio, è punito penalmente con sanzioni che possono superare i 500mila euro nei casi più gravi. Se da un lato i piccoli aspiranti DJ ricorrono alla pirateria per evitare i “costi del mestiere” che per alcuni possono essere proibitivi, dall’altro non sono per nulla giustificabili.
Ancora meno lo sono artisti che grazie alla musica hanno guadagnato e che con il loro conto in banca potrebbero permettersi più di mille copie del programma piratato nella sua versione più costosa. È impossibile farla franca oggi, nel 2015, anno in cui le informazioni circolano in fretta e basta veramente poco per gettare cattiva luce su un artista con la fama del bravo ragazzo. L’unico consiglio che si può dare ad Avicii e compagni è di scaricare i software free che alcune compagnie offrono se vogliono evitare di pagare 100 dollari o poco più.
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