Bob Marley, l'icona reggae si spegneva 30 anni fa
Oggi ricorre il 30esimo anniversario della morte di Bob Nesta Marley, la più grande icona reggae uscita dalla Giamaica e diventato presto il re di quel particolare genere musicale. Marley si spense l'11 maggio 1981 a Miami, per un cancro alla pelle e per la sua estrema osservanza del Rastafarianesimo.
Secondo quella religione, infatti, i credenti non possono subire mutilazioni volontarie: il cancro che uccise Marley, infatti, avrebbe potuto essere evitato se il musicista si fosse fatto amputare l'alluce destro. Il suo rifiuto gli fu fatale.
La morte di Bob Marley servì comunque a consegnarlo alla storia e mise il sigillo finale alla sua esistenza fatta di coerenza e di misticismo. Una storia che terminò a soli 36 anni con le leggendarie parole "Money can't buy life" (il denaro non può comprare la vita), che Bob rivolse sul letto di morte al figlio Ziggy.
Marley tuttavia lasciò moltissimo alla musica e moltissimo alla sua Giamaica. Il suo reggae, così carismatico e profondo, lo aveva fatto diventare un semidio agli occhi dei suoi compatrioti e aveva permesso al suo messaggio di libertà di arrivare anche in occidente.
Marley nacque il 6 febbraio 1945 nel modesto villaggio di Nine Mile, nella contea di Saint Ann in Giamaica. Il piccolo era già un simbolo di quel mix culturale che sfociò poi nel reggae: il padre era bianco e di origini inglesi, mentre la madre Cadella Booker era una ragazza di colore.
Successivamente il piccolo Bob con la madre si trasferì a Trenchtown, un pericoloso sobborgo di Kingston che verrà poi menzionato spesso dal musicista nei suoi testi. In quel luogo Cadella crebbe il figlio, da sola: "Non ho avuto padre. Mai conosciuto… Mio padre era come quelle storie che si leggono, storie di schiavi: l’uomo bianco che prende la donna nera e la mette incinta", disse poi il musicista.
A Trenchtown Bob Marley muove i primi passi nella musica, suonando ska con gli amici Neville O'Riley Livingston (conosciuto come Bunny Wailer) e Peter McIntosh (in seguito Peter Tosh). Nel 1966 nacquero gli storici Wailers e, contemporaneamente, Bob riventa fervente rastafariano grazie alla moglie Rita. La dottrina abbracciata da Marley si basava sulla Bibbia e aveva come messia l'allora re d'Etiopia, Hailé Selassié.
Dal punto di vista musicale il successo di Bob cominciò grazie a Chris blackwell, fondatore della label Island, che vide in Marley una potenziale e carismatica star: il reggae fu sdoganato fuori dalla Giamaica e sbarcò in Gran Bretagna, dove riuscì a penetrare in tutti i generi musicali. Il rock ne fu affascinato - celebre la cover di I shot the sheriff eseguita da Eric Clapton - e anche il punk, che muoveva i primi passi, ne fu profondamente influenzato.
Da quel momento si susseguirono i vari "Catch a fire" del '73, "Burnin'" del '74 e sopratutto "Natty Dread", album che contiene l'iconica No woman, no cry, il brano più famoso in assoluto di Marley.
A quel punto, però, il cantante e chitarrista fu costretto a emigrare, a causa di un attentato subito nel 1976. Il passo successivo fu l'Inghilterra, dove Marley registrerà "Exodus" e "Kaya", e dove verrà diagnosticato il cancro che lo condurrà alla morte.
La malattia non fermò comunque l'operato di Bob, che continuò a suonare e a dedicarsi alla sua Giamaica: nel 1978, ad esempio, organizzà il "One Love Peace Concert" sul cui palco i due leader politici nemici Manley ed Edward Saga si strinsero la mano.
Il cancro però ha continuato a divorare Marley, arrivando ai polmoni, al fegato, al cervello e allo stomaco. L'ultimo concerto - dopo i due storici live in Italia il 27 giugno 1980 a Milano e il 28 giugno a Torino - fu quello del 23 settembre 1980 a Pittsburgh.
Se ne andò l'11 maggio 1981 Bob Marley, senza lasciare un testamento scritto ma lasciando un testamento morale molto, molto significativo. La sua terra gli dedicò dei funerali di Stato molto solenni e toccanti, prima di seppellirlo nel suo villaggio natale di Nine Mile.
Oggi il mito di Bob Marley è ancora vivo, in Giamaica come nel mondo. Il suo insegnamento così semplice di libertà, musica e riunione di corpo e mente non è mai venuto meno e la leggenda di Bob Marley permea tuttora la musica reggae.
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