Coldplay, Mylo Xyloto: la recensione
Ieri il tanto atteso "Mylo Xyloto", nuovo album dei Coldplay, ha debuttato in tutto il mondo dopo mesi di attese, (pochi) dettagli svelati e con la spada di Damocle del dilemma "sarà davvero l'ultimo disco di Chris Martin e soci?". Una recensione, detto per inciso, è piuttosto complicata.
I primi due singoli estratti da "Mylo Xyloto" hanno subito fatto chiarezza sulle atmosfere dell'album: sia Every teardrop is a waterfall che Paradise puntavano ad un disco squisitamente pop, con molta elettronica (grazie anche alla sapiente mano di Brian Eno) e iniezioni di rock intorno alla particolare voce di Chris Martin.
Insomma, un disco classico dei Coldplay, alla Coldplay. Il tema del concept album è ancora l'amore: nelle 14 canzoni, infatti, è ancora il sentimento principe del pop a predominare, senza mezzi termini. Tutto si riconduce ad una coppia che deve lottare per amarsi (Mylo e Xyloto, appunto). Nient'altro.
Per il resto "Mylo Xyloto" è un ottimo esercizio di stile, con una band divisa tra le sue due nature: quella electro-filosofica che vorrebbe manifestarsi e il super gruppo pop inglese che è. Il nuovo album è l'esempio perfetto di questo tira e molla.
In "Mylo Xyloto" Martin e soci svolgono il "compitino" in maniera egregia, sopratutto musicalmente (ancora grazie ad Eno, probabilmente). I testi sono forse il punto debole dell'album. Non è un caso se lo stesso Martin abbia dichiarato a NME che "i testi sono delle merde, lo sappiano ma a noi piacciono moltissimo". Ipse dixit.
Torniamo alla musica. I Coldplay pescano a piene mani dagli U2 di "Unforgettable fire", dai Radiohead (come sempre) e dagli ultimi Arcade Fire. Il mix è perfettamente in linea con le produzioni recenti della band, anzi, un ottimo esempio della produzione recente.
Così "Mylo Xyloto" brilla sui singoli e sulla patina pop data da Rihanna, mentre non cede (o quasi) all'appeal delle ballad romantiche che hanno ispirato Martin e soci (e li hanno portati al successo). Up with the birds somiglia ai temi dei film Disney anni '40 con reminiscenze di pezzi storici come Don't let it break your heart.
Ancora, la brusca Hurts like heaven è forse un omaggio ai Cure di Robert Smith, mentre Charlie Brown è senza dubbio la canzone con la miglior intro di tutto il disco. Us against the world è una ballad toccante che spesso scende troppo in basso per il registro vocale di Martin.
Every teardrop is a waterfall, che presa da sola non convinceva più di tanto, suona meglio immerso nel concept del disco, mentre l'epica, orchestrale Paradise potrebbe tranquillamente diventare la prossima canzone iconica dei Coldplay.
In sostanza si tratta di un buon disco per Martin e soci, un disco che farà la felicità dei fan dell'ultim'ora. Lo zoccolo duro, quello che si ricorda i Coldplay come band rock alternativa e ama crogiolarsi in "X&Y" e "A rush of blood to the head", probabilmente storcerà il naso.
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