Le grandi etichette voglio porre fine all'esistenza di Spotify
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Lo streaming è una delle più grandi realtà all’interno del mondo della musica, dopo aver definitivamente sorpassato il compact disc. Spotify è il servizio sicuramente più famoso e vanta in Italia più di 30 milioni di utenti registrati, tutti ampiamenti appagati dalla piattaforma. Col crescere di Spotify e dei suoi concorrenti come Deezer e il rinato Napster, cresce anche una grande fetta di insoddisfatti: si tratta delle major. Le grandi etichette discografiche hanno iniziato una vera e propria lotta contro questa nuova frontiera della musica a causa degli scarsi introiti.
Sostanzialmente c’è un grosso squilibrio tra chi ascolta musica gratuitamente e chi invece acquista la versione premium di Spotify. Major come Universal hanno chiesto al servizio di streaming di ridurre la possibilità di ascoltare musica gratis (ovviamente intervallata da spot pubblicitari) per diminuire le perdite dell’ultimo periodo. L’avvento di Spotify e il conseguente declino del CD hanno fatto calare le vendite si singoli e album, nonostante una sostanziale diminuzione della pirateria.
L’obiettivo delle major discografiche è di obbligare Spotify e servizi simili a puntare molto di più sugli abbonamenti in modo da ricevere introiti più sicuri e consistenti. In media, il servizio premium varia dai 4 ai 10 euro al mese di Spotify e Deezer e, pur eliminando la pubblicità, garantisce un guadagno ben maggiore rispetto alla versione free. Il grosso problema di Spotify, sempre secondo le grandi label, resta la possibilità di usufruire illimitatamente del servizio gratuito.
Imporre un periodo di prova gratuito all’interno di Spotify per poi dirottare sull’abbonamento resta al momento una soluzione molto difficile, se non impossibile.
Questa politica collide con il servizio che tutti siamo stati abituati a conoscere e un cambio di rotta ora come ora potrebbe segnare solamente il declino di uno delle migliori piattaforme di streaming musicale. La lotta tra major e Spotify è in corso da parecchio tempo come ci ricorda Taylor Swift e non finirà presto, ma le nuove asfissianti pretese di Universal & Co. difficilmente potranno essere esaudite.
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